La Nostra India
Documentario descrittivo delle attività in India
(1° e 2° tempo - a seguire Diario India)
5/8/01
Nella mente c’è già l’immensità dell’India; la sua ricchezza religiosa, il pensiero profondo che nasce nei secoli e vasto quanto la sua terra, questa terra mi arricchisce di stupore e di ansia. Qualcosa di grande entra nel mio cuore e tutte le ore sono attesa per toccarla e restarvi. E’ il miracolo del cuore che si sazia solo quando ha appagato il suo desiderio di riempirsi di bellezza e di grandezza. questo mio cuore che desidera una vastità mai riempita da nessuna terra. Cerco nella mia vita questa terra perchè sola mi sazia nel vedere l’uomo “alle sue sorgenti”, vicine alla creazione. Questo Dio che mi offre ciò che Lui ha riempito di ricerca un popolo senza confini.
Il mio paradiso è nel cuore, ma il suo gusto sembra ormai la terra dell’India: la mia poesia senza fine; la musica che non cessa di accarezzarmi tutte le note di un’orchestra senza fine. Le sue religioni in ricerca, vaste quanto il desiderio dell’uomo di arrivare all’Uno e alla pace senza confini.
Lasciami Signore lunghi tempi di silenzio per assaporare queste cascate rumorose di tensione perché il fiume delle sue canzoni e dei suoi richiami mi chiamino uomo benedetto anche su questa terra.
La sua povertà vista e vissuta mi ha sempre sconvolto.
Il Dio lontano si è avvicinato a tutti nella povertà più sconvolgente, non più vivibile e visibile nelle nostre terre. Il Signore di Betlemme resterà per sempre il primo gradino per salire e contemplare le povertà degli uomini e dei popoli.E’ solo questo che cerco quando voglio vivere l’India dei miei pensieri e delle mie parole.
O corde di felicità accordate sui cuori di queste infinite immagini entrate a dare movimenti e danze di preghiera al mio cuore e dall’alba al tramonto trovi nello scrigno di queste religioni la soddisfazione di adorare il Solo Dio Padre di tutti e amore per tutti.
Vengo per rivedere luoghi e persone dove il mio cuore non ha cessato di rimanere stupito e cercare ciò che il mio profondo desidera. Sui fiumi lunghi tutta la terra vedo il nascere e il vivere di uomini accarezzati dalla semplicità e vastità di Dio.
O Profeta di tutti i Popoli, alza la tua voce maestosa dalle vette dell’Himalaia, e falla ascoltare come nota di speranza alle nuove generazioni perché sappiano ritrovare il Dio che si deve adorare e contemplare anche nelle notti più profonde della vita per ritrovare la luce della sua presenza sul volto di ogni fratello della terra.
Una famiglia di Dalit aiutata dall'Associazione Neve Shalom nel Mondo
6/8/01
Nel cielo tutto mi sembra già senza confini. La bellezza di trovarmi al di sopra di ogni legame mi porta a rendere lode perfetta a Colui che porta con la sua salvezza su vette senza tramonti. Il cuore prende possesso del suo dono d’amore e rimane in attesa di ciò che di nuovo mi apparirà.
I profumi acri e tipici di questa terra già si sentono nei vicini sull’aereo. La loro presenza già mi comunicano la varietà e il visibile dono di un sorriso che rimane impresso su tutto l’arco della giornata. I problemi della loro vita sembrano lasciati a quel Dio che portano nel cuore e possiede un nome raccolto dalle tradizioni religiose più antiche della terra.
All’aeroporto subito si rivive la minuziosità delle ispezioni per salvaguardare l’incolumità dei passeggeri. E poi di nuovo la partenza verso Hyderabat, prima tappa e presenza degli amici indiani.
L’accoglienza tipica, fraterna e sorridente, mi toglie ogni stanchezza e mi lascia coinvolto nel desiderio di averci tra loro.
Arrivati sulla macchina tutto diventa una nuova avventura davanti a un panorama umano e naturale che si distende per centinaia di chilometri. I paesi sovraccarichi di persone in abitazioni poverissime e sporche Il pellegrinaggio sulle strade di molti di loro, la poca mercanzia sulle braccia o sulla testa dice che a questa gente manca anche il minino necessario. Non esibizionismo, ma semplicemente un viaggio sulle strade del mondo in cerca di una fortuna a noi nota e per tanti di loro nascosta e irraggiungibile
Il mio desiderio è solo quello di guardare e stupirmi.
Vedere e riflettere.
Condividere con la mente ma desiderando di restare con tutto me stesso nella loro vita.
Sogni e desideri che vado coltivando già con gli “ultimi” dell’Italia. Il mio cuore prende forma nella loro situazione e solo un Si di obbedienza mi porterebbe a rimanere per condividere un lungo tempo in mezzo a loro.
La lingua potrebbe allontanarmi da questa terra, ma ogni cosa è possibile per colui che cerca e desidera di fare scelte fondamentali e vive. Il dono di me stesso vale più di ogni altra ricchezza al mondo; entrare nel profondo mistero della mia chiamata per fare della mia vita una consumazione fino alla fine.
Rompere questo contatto con la mia terra, attualmente, è solo continuare scelte di carità di cui ho cercato di riempire i miei anni.
Potente ed Eterno Iddio, che conosci ogni vita nei suoi misteri più profondi, lascia che questa tua creatura amata e creata da Te, trovi in questa terra il sogno appagato dei suoi desideri, e ogni fratello dipinto dal tuo amore nella sua povertà, trovi in me un’immagine e un amico nel suo pellegrinaggio sulla terra.
I Bambini "JAISAL"
che frequentano il doposcuola organizzato dall'Ass. Neve Shalom nel Mondo
7/8/01
Il cielo da 2 giorni è cupo, coperto da nubi minacciose ogni istante. Il paesaggio rimane tuttavia nella sua integrità di vastità e di bellezza. Il verde raccoglie la fatica della gente e nei campi prende armonia le risaie. La visita alla tenuta della missione rimane sempre un incontro tra la povertà dei mezzi e la fatica dell’uomo. Quelle schiene piegate di 25 donne-mamme mi lasciano nel cuore l’attenzione a tanta laboriosità per avere il pane quotidiano. Il canto, il sorriso di ognuna permette che dentro il mio intimo una luce di commozione appaia al di sopra delle mille macchine della tecnica e sentire santificata tanta trasparente curvatura nell’acqua di queste contadine.
Ogni volto è una storia di attesa e di fame.
Il cibo e la sua conquista è proprio quotidiano: la preghiera del Padre nostro diventa viva e comunitaria in queste semplici stelle della terra. Mio Dio, ricordo i tuoi pensieri e la tua presenza tra il popolo scelto, Israele; la tua attesa e i tuoi grandi segni compiuti nel loro pellegrinaggio verso la terra della bellezza e della tua presenza continua, vieni a visitare e portare in questo popolo nuovo della tua amicizia le meraviglie di una tecnica che è servizio all’umanità.Questo Popolo che non si ribella ma aspetta solo di essere educato nella pulizia e nella fede in Te, rendilo docile alla tua voce e alla tua salvezza.
Portami Signore nel cuore di ciascuno perché scopra i sentimenti più poveri e felici della mia vita e oltre l’abb0ndanza della mia terra io sappia desiderare ciò che ti è gradito e accetto.
Il pomeriggio lo trascorro a guardare ciò che sta per nascere in questo territorio. Una grande casa: l’accoglienza e la preparazione al grande incontro con la vita e la sua appartenenza al Dio di Gesù Cristo.
Una visita veloce al paese di Chintalapudi mi rivela ancora l’immenso bisogno che questo popolo ha di essere educato all’ordine e alla pulizia. Sono cercatori di una presenza viva di coloro che sanno di dare e mettere disciplina in ogni loro realtà. Aspettano nel grande trambusto delle loro vie una certezza e un aiuto concreto. Questo paesaggio “senza forma” lo ritengo capace di salire verso uno sviluppo certo solo se saremo capaci di sforzi umanitari e sconvolgenti con l’amore. Un seme non può che essere la speranza che tutta la terra venga coltivata per saziare ogni uomo nella fame che ha di giustizia e di comunione. Madre Teresa di Calcutta mi appare in questo momento un Profeta scelto per i nostri tempi a dare speranza e fiducia ad ogni uomo.
Eccomi Signore davanti a te con il mio nulla. Sento solo il desiderio di affaticarmi per il tuo regno e portare qualche goccia di rugiada ad alcuni di questi miei fratelli più piccoli e ricorro a Te per invocare la tua benedizione e la tua voce.
L'Istituto JAISAL da me fondato e gestito tramite l'Ass. Neve Shalom nel Mondo
8/8/01
Questa notte sono stato male. Ho dormito pochissimo e molto male. Ho avuto dei brividi forti per alcuni secondi, dolori alle spalle da impedirmi il respiro normale, dolori allo stomaco e alla pancia.
Con alcune pastiglie ho risolto durante la giornata i miei malori.
Oggi sono stato in compagnia del Vescovo di Eluro Ms. Jhon, uomo di rara semplicità e adattamento. Mi ha presentato le opere realizzate con i soldi dei benefattori, e messe al servizio delle più profonde povertà. Sono stato dalle Sorelle della carità di Madre Teresa: ho trovato la stessa carità che la fondatrice ha trasmesso e testimoniato. La serenità del volto, l’accoglienza fraterna, l’attenzione agli ultimi mi ha impressionato. E’ tra questi che noi facciamo crescere la Chiesa e la santità della Chiesa: i poveri li avrete sempre con voi. Lo stupore per i poveri è la base stessa del Vangelo: è il Vangelo stesso. La ricchezza della loro povertà, il sorriso impagabile del volto, la serenità nella sofferenza mi hanno portato ad una riflessione e attenzione che non di frequente riesco ad avere. Questa immagine profonda, che va al di là della terra, rimane per me l’espressione più caratteristica del riflesso del cielo dentro di loro: il piccolo paradiso sulla terra.
E’ con loro che camminiamo per le vie del cielo, è con loro che assaporiamo la povertà scelta dai Santi e divenuti tali: Francesco d’Assisi ne è il portavoce più assoluto .
Il percorrere le vie della città e la periferia stessa, presenta quel disordine materiale che spesso manifesta la non curanza e un disordine “politico”. Fare per rendere abitale una città è compito di coloro che, scelti, devono provvedere alle necessità dei cittadini. Questo fiume di persone che ingombrano completamente le strade gridano chiaramente la mancanza di casa o di un tetto e di un desiderio di qualcosa che va al di là della miseria stessa: avere una propria dignità.
I luoghi abitativi, per molti, ridotti a semplici teloni sdruciti, o foglie rinsecchite, sono la fotografia della povertà assoluta in cui vivono queste migliaia di persone. La miseria delle cose e delle necessità primarie rappresenta il difficile sviluppo di queste popolazioni. Animali e uomini sembrano camminino insieme in cerca di cibo e di rifugio.
La capacità del Vescovo, dei Religiosi, perciò della Chiesa è quello di imprimere in questa realtà l’accoglienza nelle loro case per dare cultura attraverso le scuole alle nuove generazioni per preparare domani, una realtà sociale e religiosa vivibile.Lo sviluppo integrale dell’uomo, nei suoi diritti e doveri è compito di ciascuno che presiede il servizio civile e religioso di un popolo.
Questi uomini possono essere chiamati fratelli “senza frontiera” perchè lasciano nel cuore per chi li vede una decisione a mettere tutto se stessi a loro servizio e attenzione. Non sono le cose che contano, ma un cuore che non abbia confini e sappia essere dono e intelligenza di sviluppo.
Il mondo Occidentale ha omai perso in parte la lettura delle povertà, lasciate a pochi e forse non ben viste.
Signore Dio Onnipotente che conosci la storia di ciascuno di noi fa’ che Missionari santi e santificatori, portino in questa terra il Vangelo vivo del tuo Figlio. Venuto per salvare tutti gli uomini di buona volontà possano trovare in coloro che lo portano nel cuore, salvezza e libertà. Sulla tua Parola che porta molto frutto, venga seminata in abbondanza con la forza dello Spirito perché il tuo regno si estenda su tutta la terra. E a tutti coloro che lavoreranno per Te, Signore, concedi di raccogliere dove il trenta, il sessanta e il cento dei frutti i amore e di eternità.
L'ingresso della casa per Italiani
gestita dall'Ass. Neve Shalom nel Mondo
9/8/01
E’ una giornata semplice. Resto a guardare questi bambini e bambine che corrono, scherzano e sorridono in pienezza. Hanno la capacità di coinvolgerti nel loro saluto ogni volta che ti fermi davanti a loro. Una carezza, un sorriso, un’attenzione per tutti è il miglior regalo che puoi offrire. Cercano altri sorrisi, vogliono luminosità nei tuoi occhi, ti cercano pazienza per custodirli e amarli. In questa casa non manca loro niente: cibo, scuola, riposo. E’ un ambiente nel quale tutti i tuoi problemi diventano fumo. Non li dimentichi ma li accetti nell’ottica della soluzione. Stare in mezzo a loro è vivere ancora la parte migliore della tua vita, della tua giovinezza. L’impeto del movimento e del gioco sono l’espressione di un’energia senza tramonto. Assistere alla loro mensa è dire a te stesso che non sei già più tra gli ultimi. Che il tuo vivere ha assunto un atteggiamento di raffinatezze mai accessibili a loro. Come tavolo la terra, come piatto un semplice raccoglitore di acciaio. Il contenuto, ogni giorno, tutti i giorni, sempre, un pugno di riso bagnato da erbe o da yogurt. E’ uno spettacolo di semplicità e di coraggio. Questo cibo li sazia e li aiuta a compiere ogni cosa durante la giornata. Ho provato quest’oggi a comperare un po’ di pesce che abbiamo mangiato ma condito, all’italiana. Niente da rimproverarci se non la scarsità del valore stesso. Con poche rupie siamo riusciti a mangiare in cinque. Si potrebbe dire che siamo ormai giunti a cambiare uno stile di cibo. Non ci è permesso rovinare tale semplicità e contentezza. I soldi devono incominciare a servire per offrire loro una dignità nella persona e nell’ambiente in cui vivono. Il villaggio deve essere costruito a misura d’uomo, perché manca di ogni dignità e di igiene. Dare una casa-famiglia è compito prioritario in queste terre. La proprietà privata è un diritto dell’uomo e della società. L’ambiente umano serve per costruire la comunione e il dialogo in famiglia, i tuoi spazi di inventiva e di serenità.
La frequenza delle visite alla missione raccontano tali richieste. La gente ha bisogno di avere qualcosa per realizzarsi e di sentirsi autonoma. Il lavoro è la grande dignità di ogni uomo e la sua ricchezza. Qui mancano anche queste necessità: lavorare per vivere.
Salgo con te Signore, sulle altezze di queste povertà perché Tu dall’alto faccia scendere la tua rugiada di pace e benedizione. Raccogli ogni grido del tuo povero popolo e manifesta nei suoi campi le meraviglie che hai sempre compiuto per chi ti è fedele. Il suo grido giunga ai tuoi orecchi e manda loro la tua prosperità. La giornata si chiude telefonando ad Antenate dove sembra che tutto vada quasi bene.
10/8/01
Grande cielo
Cielo.
Sopra di me rimani come l’immensità che non ha più tramonto.
L’eternità ti appartiene come gusto della tua esistenza.
Tu raccogli tutti i colori della vita e li trasformi in infiniti giochi di bellezza.
Chiunque ti guarda applaude al tuo gioco
e stupito per tale abilità
Si ferma a contemplarti come se tu fossi l’anima di ciascuno di noi.
La tua luce non soffre patimenti,
ma ogni colore è regalo per tutti i sentimenti dell’anima
e indichi per ciascuno nuove aurore
E tramonti che non hanno fine.
Oceano pacifico e libero quando nessuno ti deturpa
Entra con i tuoi mille petali di corone
Nel cuore di questo popolo
e a cascate inonda di frescura ogni loro passo perché ogni sofferenza
diventi danza per entrare nel santuario dei tuoi sigilli regali
e sentire i tuoi eterni ritmi
lasciando nel cuore la dolcezza della speranza
Offri a ciascuno di loro la meraviglia di sentirsi libero in un cielo libero
Perché la porta del cuore senta penetrare tutti i profumi e le ricchezze del vento
che il Re di tutti i tempi ,su un carro regale,
sa lasciare alla porta di ciascuno
per essere presenza e accompagnamento.
Il trionfo eterno e amabile Dio, appartiene a te e alle tue schiere,
Lasciale scendere a piene mani per regalare frutti di saggezza e di abbondanza
A tutti i loro desideri
E questa strada del cielo porti a coloro che ti vedono da lontano
Un’abbagliante luce perché dica a ciascuno che un campo fertile di stelle
Serve anche nelle notti di attesa
Perché Tu sei
E rimani l’eterno immutabile che sa aspettare per dare poi ancora di più
Ad ogni volto e offrirgli
in felicità tutti i sorrisi della vita.
Il tempo della notte mi è sempre stato un rifugio di pace e di ascolto. E’ il momento che dedico con pienezza a Lui per regalargli il dono della mia presenza qui in India. Il tempo e i luoghi non hanno più parole e distanze. C’è il dono dell’eternità che si fa vicino e rimani stupito che ogni cosa parte da Lui e in Lui finisce per custodirti per sempre. La notte è semplicemente la sua sapienza che ti permette di toccare da vicino “la morte” e ricordarti che ogni dono è suo e che gli anni servono al tempo per dirgli di lasciarti la via aperta all’incontro con Lui. Sei qui eterno Dio e hai solo parole e presenze di benedizione. La tua amicizia irrompe continuamente come qualcosa che sa di paternità e di conforto. Lascio in Te tutto il mio essere per alcuni istanti e sento continuamente che tutti siamo in Te totalmente e per sempre. Nessuno ci separerà dal suo amore. O immacolato cuore che mi fai sentire ogni tuo desiderio per tenerti vicino aiutami ad essere quel piccolo seme nascosto nel cuore degli ultimi e, fammi nascere solo quando ogni creatura di questa terra avrà assaporato la tua presenza e innalzerà un inno alla vita e saprà dirti: Tu sei il mio Dio.
E la notte continua il suo corso lasciando però nel mio cuore e nel fisico una stanchezza mai sentita. Il caldo, il clima, non so. Rimango sveglio e agitato. Sento il campanello che suona per i ragazzi: sono le 6. Mi lascio prendere subito dalla voglia di alzarmi e ci riesco.
Oggi siamo di nuovo ritornati ad Eluru. La strade sono piene di manifestanti, ciascun gruppetto radunato sul ciglio delle vie ha il suo simbolo politico da difendere e proclamare.
Cercare giustizia è un dovere da chiedere.
Arrivati alla città visitiamo di nuovo il Vescovo che mi invita a pranzo con lui. E’ straordinaria la sua semplicità. A metà pranzo mi chiede perché non rimango da lui, mi prenderebbe subito a lavorare nella sua diocesi. Un sorriso applaude a questa richiesta che mi sembra forte e penetrante per i desideri che porto dentro. Spengo subito il discorso parlando d’altro. Il cuore, tutto il giorno, è stato “un tormento” di riflessione. Lasciare tutto e dare me stesso dove desidero spegnere le mie forze e la mia vita! Il Signore sa tutto di me.
Portami solo dove tu, Signore, hai stabilito la mia dimora. Lascio a Te ogni indicazione del mio pellegrinaggio, e voglio che solo la tua volontà sia compiuta da me per tutta vita. So che lasciare l’Italia non mi costerebbe più di tanto. La mia vita rimane un nome scritto sul tuo palmo e niente compirò se Tu non metterai l’orientamento della mia esistenza futura nel cuore dei tuoi desideri.
Al ritorno abbiamo fatto visita al Seminario maggiore dei Missionari della Fede. E’ un grosso gruppo e nel 2002 17 diaconi verranno consacrati sacerdoti. Restiamo pochi minuti e facciamo ritorno trovando sulla strada un altro Convento e stavolta di Cappuccini. Chiedo a Padre Maria che in questi giorni mi porti da loro. Sono una grande presenza di testimonianza e di accoglienza di moltissimi giovani di cui molti si preparano a diventare sacerdoti. Grazie Signore per questi fratelli che lavorano per Te e tra gli ultimi.
Io con un operatore della Scuola JAISAL
11/8/01
La giornata è una grande preparazione per la solenne celebrazione per la festa della beata Caterina Cittadini fondatrice delle Suore Orsoline di Somasca (bergamasca). Arriva il Vescovo come pure tanti sacerdoti della zona e molte Suore di vari istituti.
La celebrazione è semplice e sobria, alcuni canti tipici e l’omelia fatta sulla figura della Beata Cittadini. Terminata la Messa è offerto un pranzo a tutti gli invitati e fedeli presenti alla liturigia (circa cinquecento persone). Mangio accanto al Vescovo, il quale di nuovo mi invita a rimanere in India. Il mio sorriso chiude ogni commento e allusione. Vedremo.
La serenità del giorno mi porta a una riflessione più profonda della mia vita.
La scelta apostolica è qualcosa di immenso. Dio ci ha presi con se per essere pastori saggi e prudenti e attenti ad ogni necessità. La mia vita voglio che sia guardata da Lui e sorretta dalla sua potenza. Ogni giorno è un inno alla mia vocazione e alla sua chiamata. Mi ritengo una persona amata e ogni giorno guarita da Lui. La grandezza della sua presenza che sento viva e operante in me, trascina tutto il mio fare nella sua volontà e misericordia. Ogni giorno mi appare sempre più nuovo e affascinante. Il servizio, l’essere dono, mi è così comprensibile da permettermi di invocare il suo nome santo e Altissimo, spesso, durante il giorno. La comunione con il Signore mi diventa obbligo e fede. La mia vocazione gli appartiene e io voglio che gli appartenga in tutto e per sempre.
Le lacrime, le umiliazioni, la critiche sono per me un balsamo sulle ferite del mio peccato: mi sento purificare e lavato nella sua infinita misericordia.
Signore Iddio quanto sono amabili i tuoi ingressi, Tu permetti a ciascuno di noi di sedersi ogni giorno a mensa con Te perché, in comunione, possiamo creare un dialogo di vita e di conoscenza. Con te, Dio delle bellezze, tutto mi diventa preparazione al banchetto della gioia eterna. Quando Tu mi sei vicino io posso raccontarti tutto e Tu, come Padre di accoglienza, mi regali la tua tenerezza e il tuo dialogo. Lascia che questo mio cuore continui a bruciare per Te. L’amore verso gli ultimi lo tenga acceso per illuminare ogni sofferenza e richiesta di aiuto. Preparami giorno per giorno la terra sulla quale io possa camminare e seminare; donami fratelli sui quali possa inchinarmi e caricarli sulle mie spalle per condurli a Te, Maestro e Medico di ogni ferita. Non permettere che il mio orgoglio prevalga su qualcuno, ma aiutato da te possa nascondermi nel cuore di ciascuno e bruciare d’amore per Te. La santità della Chiesa mi arricchisca ogni giorno di più della sua protezione. Aiutami ad amarla, a custodirla e a difenderla in tutta la sua pienezza di verità perché camminando con lei io possa sentirmi sicuro e vero.
Al Signore oggi chiedo di nascondermi per sempre nel suo cuore. Solo per Lui la mia vita deve trascorre nel fiume di questa generazione. La sua grazia e la forza dello Spirito mi spinga ovunque la terra ha bisogno di lacrime per bagnare i suoi semi di vita, dove il mio sacrificio possa essere la Croce di Cristo innalzata come albero di eternità e di pace.Rimango ogni giorno in attesa della sua chiamata perché mi indichi ogni fratello che devo visitare e amare.
Al Signore che vive presente in noi offro questo tempo di preghiera per regalargli ciò che Lui offre in perenne abbondanza al tempo dei miei anni.
12/8/01
La pioggia che cade mi ferma sotto il cielo per respirare un alito di fresco. I campi stanno cercando questo intervento necessario della natura. Il tempo, come dicono, si fa cattivo compagno anche in India. I capricci di qualcosa che sta cambiando nei cieli è sentito forte anche qui. I periodi delle piogge si fanno rari e il clima rovina la millenaria capacità di semina e di raccolta. La povertà sembra che cambi nome, è l’uomo che impoverisce, ma con il clima stesso che chiude i suoi cicli miracolosi. La povertà del cibo si fa sentire nei villaggi perché manca il necessario per vivere e il lavoro. Il riso perde il periodo della semina e diventa albero che da poco frutto .L’acqua è un bene prezioso di utilità che va riconosciuto come creatura vivente e fa vivere. Il deserto è alle porte di ogni civiltà se chiudiamo il rispetto per le sorgenti di tutta la terra. La sofferenza per mancanza d’acqua sta diventando un problema planetario. Un grido di allarme sta per essere lanciato da questi popoli il tempo si è fa breve e il rischio per la vita è sempre più pesante. La desertificazione potrebbe aggiungersi già ai grande problemi dell’India.
Il risveglio oggi è stato all’insegna della musica sacra trasmessa da altoparlanti nel campo da gioco per tutto il villaggio. E’ l’invito alla preghiera e alla messa che verrà celebrata alla 9.30. La gente arriva alla spicciolata e continua. I ragazzi sono già presenti da più di un’ora preparandosi con il rosario e i canti. L’ambiente dove si celebra è la nuova abitazione. Un ampio salone che raccoglie circa cinquecento persone e tale sarà il numero dei partecipanti. La messa inizia con un canto e una sobria presentazione del sottoscritto al quale spetterà poi fare l’omelia. Tutto procede per circa un’ora e mezza. Alla fine p. Maria mi invita a dare una benedizione personale a tutti i presenti che faccio con fede e volentieri. Il contatto personale richiede talora anche questo gesto sacramentale senza ipocrisie o magie. Un saluto per tutti e un grazie è il nostro lasciarci per la prossima volta.
Sono contento di questa presenza ad Allipalli. L’ambiente, la serenità e per me, l’assenza di altri problemi, mi dona una carica e una tranquillità che vado cercando in questo periodo.
Le ferie sono un risveglio per entrare di più nel tuo intimo e ritrovare te stesso per essere dono continuo per ogni necessità e richiesta di attenzione che avrò poi di nuovo in Italia.
Sto vivendo momenti di grande riflessione e di pace.
Terminato il pranzo abbiamo continuato la nostra presenza a tavola continuando il discorso.Mi piace parlare con p, Maria e oggi con p. Kuriakose, dei vari problemi della missione e della sua impostazione più consona al rispetto di coloro che dall’Italia mandano aiuti. Condividono con me il preparare subito un ufficio che raccoglie tutti i nominativi di coloro che hanno adottato un bambino e continuano nel tempo questa loro attenzione. E’ un dovere di giustizia e umano ricordare mensilmente ciò che fanno. Mandare loro uno scritto e possibilmente la fotografia aggiornata del bambino stesso mi sembra cosa ottima. La proposta viene accolta. Sedersi insieme e comunicare dona al tempo del vivere insieme una ricchezza straordinaria Lo scambio di idee fortifica anche il rapporto tra noi.
Nel pomeriggio mi sono soffermato in “portineria” guardando tutti quelli che vengono alla missione per problemi personali.
Vivere la dolcezza
Silenzio che entri con forza nel cuore
Porta nel punto più profondo i tuoi accordi venuti da lontano.
Il tuo mistero sazia di presenza Colui che viene solo per darti
Immensi oceani di beatitudine.
Rimango solo con lui per approdare su quelle spiagge che lo spirito desidera
Ebbro di questa presenza prendo commiato da tutto
e si fa dolcezza l’intimità.
Il mio spirito si china continuamente su quella tenerezza per saziarsi
Di nomi e vocaboli che appartengono solo all’amore.
Desidero riempire queste ore rapite nell’estasi mai posseduta
E lascio al cuore di intonare lui stesso note di musica udite
Solo nei cieli quando l’alba si fa vita e canto per il creato.
L’armonia di ogni ritmo si fa adorazione
E il cuore vive la dolcezza dell’abbraccio
Porto queste mie ore nella luce della mia intimità e prendo
Il velo del corpo per lasciarlo un istante
Nel parco della terra.
Solo un attimo resto nella danza di questa dolcezza e il mio vivere
Prende corpo adorando la presenza del Re venuto per offrirmi
La mano della sua creazione.
Sento che l’onda del cuore nel suo Oceano senza sponde
s’immerge nell’eterno desiderio della creatura
di possedere solo sentimenti di dolcezza
e vivere nel sogno
che la vita è già là dove il cuore è stato creato per l’eternità.
E il vivere riprende il suo cammino nella musica
del cuore colmo di ogni dolcezza.
13/8/01
Vivo una giornata all’insegna del viaggio.
Le distanze mai raggiunte, la vista di fiumi di villaggi ridotti ad un ammasso di frasche, denota continuamente l’estrema povertà e forse l’adattamento di questo popolo alla miseria. La gioia del loro stare insieme sui cigli delle strade sottolinea che il loro vivere, l’incontro, la comunicazione avviene solo sulla strada. Il commercio delle piccole cose, i chioschi, esposti come baracche di frasche, sono l’accesso per bere qualcosa di fresco. Il mio stupore continuamente è la serenità di questa gente. Sembra che non abbiano problemi e la vita rimane semplicemente lo scorrere di ore in attesa di un tempo che abbia “un senso” civile. Tu stesso vieni coinvolto in questo errare del tempo, e neanche ti accorgi che il giorno incomincia e finisce in un attimo. Siamo poi arrivati alla città di Vijayawada L’aspetto sembra migliore di quello di Eluru. Il disordine è meno eccessivo. Le strade sono maggiormente curate e la gente è meno sporca. Rimane il solito caos, gli animali per strada che la fanno da padroni, ma alla fine l’ambiente appare come una città industriale. Alcuni alberghi sono curatissimi e moderni: l’armonia fa da padrona. Giriamo un pò per la città come turisti. Niente di nuovo dai soliti negozi più o meno arricchiti di cose “moderne”
Il ritorno si fa monotono per la distanza, tuttavia mi rimane nel cuore il senso del tempo che non ha tempo. Lo scorrere delle ore che ti lasciano pace e aspetti che domani sia un altro giorno per conoscere e crescere.
14/8/01
Oggi non ho avuto particolari emozioni.
Ho trascorso la giornata in stanza leggendo e scrivendo alcuni pensieri.Ho individuato una particolare strategia di riposo: mettersi davanti a Dio sotto il cielo in un totale abbandono in Lui..
Verso sera ho telefonato a p.Fedele e l’ho trovato tranquillo e sereno. Sta facendo le ferie nel suo archivio…preferisce stare solo e non avere contatti con nessuno.
Abbiamo celebrato la Messa con i ragazzi e mi è stata un grande ringraziamento al Signore. La messa è il Mistero di tutte le meraviglie. E’ in questo mistero che siamo in Lui, morti e risorti.
Mi preparo alla grande festa dell’Assunzione, è una festa alla quale tengo molto.
Il mistero e il dogma di questa solennità ho sempre cercato di viverlo nel pensiero come meta della mia vita.
ESCI PER LA VIA
Lascio questo mio posto tranquillo.
Sono i miei pensieri caduti come rugiada nel cuore.
Il vento prende posto nel cuore e mi porta a vedere immagini sconosciute.
La gente coperta da mille colori sembra un giardino ormai al tramonto
La monotonia del loro viaggio sulle strade è cammino per essere vivi.
Entro per un istante in quel mondo senza pace e trovo un sorriso profondo,
sento il miracolo di canti nascosti da secoli per acclamare al sogno della civiltà:
un giorno anche per loro arriverà la festa
il cuore è gia una mensa apparecchiata sulla quale si porterà
il sorriso di tutti.
La fatica di tanti pellegrinaggi sono sulla via della libertà.
Rimango a contemplare questo sogno che arricchisce il mio inno alla vita
E penso che la felicità rimane la fatica per costruire il diario di ciascuno,
Ancora una pagina di storia di sofferenze deve essere scritta,
ma poi la via prenderà il suo cammino verso tramonti mai raggiunti.
Avverrà l’incontro tra i Popoli
E la liturgia dei canti diventerà un coro di applausi alla vittoria della vita.
Non più pianti di malinconia
Ma gocce di benedizione regalate per inondare ogni terra
Le vie saranno i cieli infiniti dove si perdono e si fondono i pensieri
Di ciascuno per ritrovare la forza di essere pellegrini senza fermarsi più.
15/8/01 Solennità dell’Assunzione Della Beata Vergine Maria
Mi alzo presto. Ho dormito niente. Sembra che tutto il corpo sia un dolore unico. La tosse non mi lascia un minuto .Penso che tutto passerà al più presto.
Oggi è la solennità dell’ Assunzione. Viverla qui in India per la prima volta mi sembra un sogno.
La Nazione celebra invece la sua liberazione. Cinquantaquattro anni liberi dal dominio inglese.
La festa nazionale,in India è molto sentita da tutti e la sua celebrazione è forte e vissuta in modo particolare nelle scuole. Anch’io sono invitato all’alza bandiera nel villaggio di Dharmajigudem. Alle nove siamo già sul posto, ma la funzione inizierà solo verso le 10.15. Attesa lunga ma curiosa nella sua manifestazione.
Canti, balli, ginnastica preparano l’alzarsi della bandiera che spetterà al sindaco del paese.
Terminata la funzione iniziano i canti e i balli fatti dai bambini stessi. Una presenza di altre due ore.
La pazienza è tanta perché non sono abituato a queste manifestazioni. Finalmente tutto finisce.
Il pranzo con le Suore chiude la prima metà della giornata.
Al pomeriggio ci portiamo al Seminario maggiore dei Missionari della Fede nel villaggio di Nadipalli. Un ambiente accogliente, sobrio nella sua costruzione, elementi essenziali per una costruzione di seminario. Semplici camere, un letto, una scrivania , al soffitto una ventola per l’aria (continua). Il caldo fa da padrone. Un piccolo riposo e poi la festa del compleanno del superiore e parroco pVijay
Una partita a pallavolo tra sacerdoti e seminaristi per circa due ore e poi la Messa con tutte le persone del villaggio. La celebrazione è animata da canti, per il mio gusto molto rumorosi, non c’è melodia, ma una realtà di musica che è consona al loro stile di linguaggio.Alla fine un semplice incontro alla porta della chiesa per fare gli auguri al parroco da parte dei rappresentanti di ogni villaggio e poi la cena. Sono le ore 21. Una sobria cena di verdure all’italiana e poi il rientro a casa. Lungo il tragitto questa sera c’è stato un avvenimento che mi ha sconvolto. Ho visto cremare a distanza molto ravvicinata il corpo di una donna indu. Sono stato preso da un senso di angoscia profonda: il corpo manifestava ancora tutte le sue sembianze umane, mentre la carne era già consumata. La morte. Un brivido mi ha percorso tutto il corpo. L’uomo-cenere è una realtà vera e misteriosa. Davanti agli occhi la nullità della vita e la sua fine…nella cenere. La vita è un soffio, un fumo che sale verso il cielo. Non sono riuscito a fare una preghiera, ma semplicemente una riflessione di vita e di insegnamento: la vita viene da Dio e a Lui ritorna nei suoi misteri più profondi e con la sua religione che ha vissuto.
Verranno tempi che questo corpo mortale vedrà l’immortalità, che questa carne nascerà spirito e vita eterna, che il sonno della morte si sveglierà alla vita e alla gloria. La fede conduce ogni essere a questa meta di eternità e di comunione. Ma il pensiero della morte non deve cessare mai di farci riflettere l’umiltà e la nullità delle cose terrene. San Paolo ci direbbe continuamente di pensare le cose di lassù dove siede risorto il Cristo della nostra vita.
Palpita
E ancora entra nel cuore un raggio di splendore.
La fatica non rovina niente di questo soffio di vita
Che palpita nel corpo di ciascuno.
Il riflesso della sua potenza risveglia ogni profumo nella membra
In cerca di ristoro e di bellezza.
Ogni cosa raccoglie piccoli intendimenti per arrivare al di là di tutto.
La vita si crea intorno a noi come vasto mantello di colori
Che avvolge ogni nostro movimento per saziarci di attenzioni
e vengono solo da colui che entra ogni istante nel vasto campo
Di tutti i nostri anni.
Ho corso e consumato il mio pellegrinaggio anche oggi,
ma un palpito si raccoglie nell’intimo del mio sapere e ti accorgi
che il volo delle ore assomigliano ai gabbiani del mare
che cercano il tuffo sulle acque per immergersi e trovare la fame di vita.
Tocca a noi godere ogni palpito di salute e
Regalarla in abbondanti applausi
Al cuore di ogni pellegrino della terra
Sopra di noi c’è un cielo che sveglio ci invita all’ingresso
Per un viaggio senza ritorno
Nei campi della felicità
dove l’eterno è senza tramonto e ti benedice.
E vivi ogni palpito di vita come volo nella libertà dei cieli
E soffri solo di sentirti ancora sulla spiaggia della terra.
16/8/01
La mattina si presenta tranquilla.
Passo alcune ore in cucina a preparare un piccolo pranzo all’italiana. E’ difficile abituarsi al cibo indiano. I primi giorni ero più affezionato a questi gusti. Poi il riso…continuo mi ha fermato lo stomaco. Ora mangio solo verdure a gusto italiano.
Il pomeriggio siamo stati alla posa della prima pietra a Vijairai, vicino a Eluro.
Tutto era preparato. La casa di accoglienza che deve sorgere aveva già il suo nome e la sua protezione dei Santi Giovanni e Antonio. La prima pietra, la lapide con incisi i nomi del Vescovo e del sottoscritto, tutto mi è stato stupore.
La cerimonia ufficiata dal Vescovo è sobria e con gli usi prescritti dalla tradizione indiana.
La benedizione della pietra, il sigillo con la malta da parte del Vescovo e mia prepara il seguito del cerimoniale indiano. Mettere per terra una immagine sacra, la corona del rosario e un vasetto contenente dell’incenso, tutto sigillato con la malta. Alla fine si rompe un cocco sulla pietra in segno di buon auspicio e di buon inizio dei lavori.
Mi ha sorpreso che tutta la cerimonia di seguito, canti, balli siano stati dedicati alla mia presenza e alla gioia di avermi come con fondatore di questa scuola sociale di accoglienza per giovani per imparare un mestiere pratico nella vita. Il Vescovo ha avuto parole di ringraziamento per il mio interessamento e ha auspicato che i miei amici italiani siano anche loro partecipi ai questo progetto. Ho risposto che ben volentieri mi sarei offerto per far da tramite alle sue intenzioni e di essere anche noi italiani, amici in questa realizzazione. Tutto si è concluso con un arrivederci…al taglio del nastro.
Ho passato momenti di felicità interiore. Il mondo mi sembrava nascere in quell’istante e una voce mi chiedesse di entrare in quel giardino appena fiorito. Il gusto della vita, la gioia del primo giorno di un’esistenza nuova, la voglia di essere architetto semplice ma fiducioso di quel progetto mi faceva ritornare al mio primo giorno sacerdotale. Essere dono e fondamenta di ciò che nascerà.
La mia vita di consacrato mi sembrava iniziasse in quel momento e il turbine degli anni passati non avevano più peso nel mio intimo. Un giorno nuovo stava per nascere. Mi sono sentito chiamare dal Signore ad un progetto senza confini. Servire l’uomo, e l’ultimo è sempre stata la mia passione. Il caldo dell’India e il cibo in quel momento non avevano più significato, solo il cuore e la vita aveva un senso profondo e religioso per me. La distanza, i “beni” dell’Italia erano semplicemente nuvole e incenso che erano salite come offerta al cielo. La ricchezza di questa povertà, la mia inclinazione ad essere artefice di nuove speranze per i giovani mi coprivano il cuore di tenerezza. Dio è tenerezza.
I pensieri si facevano progetto. La mente giocava con tutti i sentimenti. Il cuore prendeva dimora in quel campo senza confini. La fiducia di un sogno vivo ed efficace prendeva dimora nel mio cuore e si faceva realizzazione. Rompere l’incanto non fu facile. Dio mi è testimone delle riflessioni e delle ansie di bene che porto nel cuore. Voglio solo compiere la sua volontà. Voglio essere strumento nelle mani di chi mi ha confermato nella mia vocazione. Mi abbandono alla volontà di Dio come mi sono sempre offerto. Lui sa i progetti e le mete di ciascuno. I suoi confini non hanno più nome.
Vivere quell’ora intensa come una preghiera è stato come riempire di spirito tutto il mio essere.
Quando l’uomo acclamerà ai sogni di Dio per ogni chiamato, si esalterà per sempre il suo nome su tutta la terra.
Grande Dio e Onnipotente, che hai creato con sapienza e dolcezza ogni cosa per chiamare l’uomo ai tuoi progetti di bene, infondi nei nostri cuori la bellezza della tua chiamata. Ogni cuore sia tua voce e tua chiamata. Tutto ciò che la tua mano indicherà come via di bene sia seguita in obbedienza e fiducia da coloro che tu chiami a servirti nei poveri e negli ultimi della terra. Tu sei buono e comprendi ogni desiderio di bene che nasce dentro ciascuno di noi, aiuta questa nostra vita ad essere tuo possesso e dono per sempre nel tuo amore.
A riempire di gaudio il mio cuore è stata la visita al Convento dei Cappuccini e delle Suore di Santa Lucia Filippini.
Nel convento dei frati ho trovato la sobrietà e l’armonia della costruzione. Tutto immerso nel verde e nel bello della natura. I fiori messi nel punto giusto con tutto il loro splendore. Tutto mi sembrava rispecchiare il lavoro di questi 13 Frati dediti all’educazione e preparazione dei giovani alla vita e molti alla via consacrata. Un senso di dolcezza francescana mi ha preso il cuore e mi sembrava che Francesco anche lì intonasse il suo Cantico a Frate Sole, per ogni creatura per tutte le creature, come preghiera all’Altissimo senza confini e in terra di Missione. Signore Iddio grande e meraviglioso nei doni che fai alle tue creature, elargisci su questa casa la tua cura e la tua benedizione per sempre.
Lasciato il convento siamo entrati nella casa delle Suore Filippine.
La bellezza semplice e pulita della casa mi hanno ricordato subito la casa di Nazaret.
L’intimità, la serenità dell’ambiente, il sorriso francescano delle suore tutte giovanissime, sono state per me la conferma di un mondo nuovo e ricco di Dio anche in questa terra. La casa inserita in un parco nella sua ricchezza e bellezza del verde e dei colori, mi faceva sognare la prima casa sulla terra. La presenza di Dio con gli uomini è ancora visibile dove sembra trionfi la povertà. Il dialogo semplice con una Suora italiana mi ha arricchito dello straordinario carisma della fondatrice e delle sue suore: essere coi poveri di amore e arricchirli della grandezza di Dio.
E’ stato un incontro rasserenante e pieno di fiducia. Porto nel cuore la ricchezza di ogni fratello e sorella e comprendo che Dio è ricco di immensità per ogni uomo che lo cerca con cuore sincero e nella verità della propria vocazione. Venga il tuo Regno, Signore, su tutta la terra e si proclami che il tuo nome è santo e Onnipotente.
17/8/01
E’ un giorno di nostalgia: la partenza da Allipalli. Il luogo, la serenità di tutti i bambini e le bambine, la gioia della loro vita, l’immensità delle loro aspirazioni, mi sono entrate nel cuore tutte per un istante. Sento di lasciare la mia vita li.
Il mio viaggio sembra aver preso la sua direzione verso l’India. L’immensità della terra, missione per molti, sta diventando la mia continua preghiera del cuore e della vita. Non voglio fare scelte affrettate, ma solo il desidero che questo mio cuore si riempia di questa vocazione missionaria.
La distanza non conta più. Il luogo della mia vocazione prende dimensione e profondità in questa terra. Oggi non posso che lasciare tutto me stesso nel cuore di Dio e delle sue scelte. La carità non abbia finzioni e confini. Signore Iddio, quando placherai questo mio cuore arso dal desiderio di consumare la sua vita tra gli ultimi, tra coloro che ancora non ti conoscono. Di portarti dove Tu, vuoi dare vita e salvezza.? Immergi continuamente la mia vita nella preghiera per riconoscere la tua chiamata perché viva nella verità e nell’obbedienza della vita.
Ciò che sarà per me il disegno di Dio diventerà pure la mia offerta. I giorni trascorsi nel silenzio con il Signore mi hanno aiutato a seminare nel cuore una risposta a tutto ciò che Lui mi chiederà di fare. La vita lasciata nelle mani di Dio viene continuamente modellata dalle sue mani, Lui diventa l’autore di quella forma nella quale depositerà tutto ciò che la sua volontà ha preparato.
Prima di partire per Hyderabat ci fermiamo nel villaggio vicino, dove abbiamo inaugurato l’anno scorso la nuova cappella dedicata a S.Antonio. La gente poverissima era già pronta ad aspettarci.
Un cordiale saluto, un arrivederci a tutti, ma la grande tristezza di non essere dono e offerta, mi ha ricordato ancora una volta il dovere di aiutare questi fratelli.
Si parte. Un viaggio lungo di 7 ore.
Lungo la strada, il fiume di persone mi ricordano continuamente la strana “abitazione” di questa gente: il non avere casa.
La danza del camminare portando animali al pascolo, oppure materiale sulla terra, mi fanno vedere continuamente l’estrema povertà e il bisogno di una voce che gridi la loro speranza verso una civiltà degna dell’uomo. Il rosario recitato lungo il viaggio alleggerirà il peso del cuore e la fatica del corpo.
Battesimo di una piccola di un villaggio vicino all'istituto JAISAL
18/8/01
Ho passato una buona notte. Ho riposato bene.
Oggi abbiamo stabilito di visitare lo Zoo di Hyderabat. Una gita stupenda in un parco naturale di dimensioni macroscopiche. Sono molti gli animali da vedere ma vediamo solo alcune specie di scimmie, di serpenti e di uccelli. Passiamo una buona mattinata in un ambiente sereno e ricco di piante meravigliose.
A mezzogiorno siamo in visita dall’Acivescovo mons.Giogi. L’accoglienza è fraterna e stupenda. Il Vescovo ci da il benvenuto in India e ci ospita nel suo studio. C’è un momento di conoscenza e subito il Vescovo ci offre alcuni doni della terra d’India. Un meraviglioso quadro fatto a mano, un piatto in legno pure dipinto a mano a una serie di elefanti. Mi ha commosso questo gesto fraterno.
Essendo le 12.30 ci invita a pranzo.
Ho passato un’ora veramente francescana. La gioia di averci con lui, la gentilezza del servizio dei camerieri mi hanno colmato il cuore di riconoscenza e di grazie.
Appena terminato l’incontro ha voluto pure accompagnarci personalmente all’aeroporto. Un gesto di saluto molto umile e attento. Signore Gesù, la tua pace è dono nei cuori dei tuoi ministri. Chi la possiede la dona come fratello a tutti coloro che incontrano. Grazie per questo tuo fratello a servizio di una Diocesi di cinque milioni di abitanti e duecentomila cattolici. Fa’ che il suo servizio sia da te sorretto e guidato, perché la tua Parola cada come frutto abbondante in tanti nuovi fratelli nella fede.
Sorreggilo nella salute e nella forza di essere amico e cuore di tutti. Ricompensa la sua umiltà in tante attenzioni da parte dei suoi sacerdoti e fedeli.
Un grande abbraccio e un arrivederci è il saluto che lasciamo al Vescovo e all’Anhda Pradesh.
Si parte per Kochi, a mille duecento chilometri più a sud.
19/8/01
Arriviamo a Kochi. L’aeroporto mi sembra finora uno dei migliori per conforto e bellezza. La semplicità della forma e la pulizia rende il luogo ancora più abitabile. Appena usciti cerchiamo un taxi perché ci porti in un albergo. Ci viene presentato un lungo elenco di Hotels per pernottare. A caso ne scelgo uno che poi si dimostrerà, per la sua posizione sull’Oceano uno dei migliori per vista e tranquillità. Un piccolo paradiso dopo aver viaggiato per circa trenta chilometri in mezzo alla metropoli, meno sporca delle altre, ma altrettanto confusionaria nel suo ritmo.
Un luogo di pace e di tranquillità. Ne avevo bisogno dopo aver visto tanta povertà e tanto movimento in questi giorni.
La casa rialzata come una palafitta mi è sembrata la casa migliore per i miei pensieri e il mio raccoglimento. La tranquillità e il silenzio, il posto ideale per una lode e un grazie al Signore. Ho celebrato la mia messa con mezzi semplici e puliti. Mi è stata di ristoro e di pace.Vieni Signore nella mia casa, rendila pulita come la casa di Nazaret. Rendila silenziosa e casa di preghiera perché tutto ciò che sta nascendo in me, in attenzione a questi fratelli, sia tua volontà e rispetto dei fratelli. Non voglio compiere la mia volontà, ma dire solo si alla volontà del Padre santo perchè venga il suo regno.
Due giorni di permanenza e l’attesa di partire per le isole Laccaville.
DOLCE PACE
Nel silenzio trovo la pace
Tra le mura dei cieli raccolgo
Tutto lo splendore delle cascate del sole
E metto luce nel mio profondo.
Dico solo si a quel cuore
Creato per un incenso all’eterno.
Tutti i giorni valgono un sussurro di lamento
Senza la dolcezza del suo spirito.
Ai margini del tempo
Raccolgo le sue dolcezze
Come fonti di freschezza
E dico a questi anni di tristezza
Di fermarsi sulla porta della vita
Ed entrare nel celeste conforto
Dei suoi progetti.
Il tempo si fa breve e stanco
Se non raccogli i fiori dal suo giardino
Colmo di benedizioni e di sogni
Usciti dal suo cuore.
Portami dove la vita è resa un profumo
Dalle tue mani dorate
E senza indugio
Io prenda la strada dei cieli
E arrivi a contare le stelle
Dove su una è scritto il mio nome.
Nelle mani di questo architetto danzano i cieli e la terra.
20/8/01
E’ il giorno della partenza.La sveglia è stata mattutina. Al più presto bisogna essere in aeroporto.
Si preparano i biglietti. Tutto diventa stranezza quando non vengono accettati. Manca il visto per entrare nelle isole. Non valgono lamenti o raccomandazioni. Bisogna ritornare in città e trovare un nuovo albergo perché la partenza è spostata al giorno dopo. La delusione, l’ansia che ritorna, l’incapacità per i vari riferimenti rende tutta la mattinata un continuo correre in taxi. Finalmente
verso mezzogiorno si riesce ad ottenere il visto e a cambiare l’orario di partenza dei biglietti. Tutto è finito bene. Cerchiamo un posto per ristorarci in attesa del nuovo mattino e riposiamo in stanza fino al giorno dopo. Forse è stata la giornata più povera di sentimenti di questa permanenza in India.
21/8/01
Mi sto preparando psicologicamente per la partenza: Isole Laccaville. Ho appena comperato un po’ di vino che mi servirà per celebrare. E’ impossibile averne una bottiglia. Questo mi sembrava impostante per il luogo che avevo scelto: silenzio e preghiera, Messa e adorazione eucaristica.
Saranno loro i miei compagni di questi giorni sull’isola. Finalmente siamo arrivati dopo il disbrigo delle formalità. Tutto sembra andare meglio. L’isola su cui siamo: Agatti, sembra un sogno di colori. Predomina l’azzurro molto chiaro. Mi appare come una festa senza confini, un manto l’abbraccia e la chiude in un fascino di colori verdi e azzurri fino ad oggi mai visti. Il deserto, la solitudine, il vento sono gli unici compagni di questa terra. Uno sguardo immenso sull’Oceano e poi l’attesa di incominciare a scrivere ciò che questo silenzio mi porterà nell’anima.
Guardare e stupirsi. Guardare e vedere l’infinito così vicino che vorresti quasi immergerti per riscoprire ciò che è scomparso dal cuore e dall’anima. I pensieri incominciano a pulirsi. Il cuore rimane stupito e attonito. Non una voce. Non figure di persone. Solo una grande distesa di palme, lavorate dal vento colme di cocchi, il vento forte che sembra farsi portavoce di echi lontani. E tutto, s’infrange nelle onde dell’Oceano Indiano.
Aspetto solo un momento per riavermi dalla solitudine.
I giorni appena trascorsi a Kochi, mi avevano confuso e lasciato smarrito davanti a una moltitudine di persone che andavano e venivano come le onde del mare per infrangersi in una confusione senza meta.
Ci chiamano per il pranzo. Siamo solo in due in questo “albergo”. Io e Gigi.
I sapori del cibo e i suoi odori mi lasciano deluso, preferisco un po’ do verdura e nulla più.
Anche il corpo in questi giorni ha perso parecchi chili: sto meglio.
Il pranzo è veloce e senza scelte: riso e alcune verdure cotte. Sono contento di questa frugalità, mi permette di pensare di più allo spirito. Ho scelto questo luogo proprio per dedicarmi unicamente al silenzio e pormi davanti alla Parola di Dio.
CUORE DI PADRE
Vengo ad inchinarmi davanti a te tempo di ogni silenzio.
Sulle tue ali metto il mio cuore
perchè voli verso le tue incandescenti altezze.
Vedo arrivare davanti a me
Il Dio di ogni bellezza e
Avvolgermi nei suoi silenzi divini.
Una mano stringe il mio essere
e diventa come un petalo da porre sull’altare del cielo.
Accarezzato da un palmo senza confini
Sento il cuore riempirsi
delle vaste acque delle terra
E il corpo immergersi
in una danza di mille musiche
Che fanno sognare momenti di eternità.
Non voglio niente
Se non questa cascata di luci
per porre fine un istante alla terra.
Vengo chiamato solo da Colui
Che ha fatto della terra
L’immagine visibile dei suoi modelli
e dell’uomo la sua immagine senza tramonti.
Vieni Signore a mettere potenza in questa vita.
Lascia che tutto il mio essere sia lavato dalla tua grazia. E nulla più mi separi dal tuo fuoco.
Sento il mio cuore ardere e consumare tutto ciò che prima aveva appesantito la bellezza della mia esistenza. Tutto sto dimenticando. Lascio al tocco di questo momento la nascita di una nuova fonte di vita che Lui mi sta regalando. Su questa isola a nulla voglio pensare se non al mistero che Dio è cosi vicino all’uomo da potergli parlare come un bambino. Solo Lui conosce ogni avventura dell’uomo, da Lui prende corpo ogni nostra azione e in Lui tutto riceve misericordia e salvezza.
La sua voce, attraverso ciò che la natura incontaminata mi offre, diventa dialogo e freschezza, la sua parola viva ed efficace per ogni pensiero di bene.
Le sue orme sono cosi visibili da rendere ogni mio passo sulla spiaggia un viaggio verso la sua intimità.
Voglio essere soltanto suo e capire al di là di ogni fragilità, la grandezza della sua conoscenza, e l’umiltà della sua vicinanza alla creatura. Questi popoli che ho incontrato mi hanno lasciato, nel profondo, la certezza che il Dio di ogni uomo, un giorno diventerà Cuore d’amore anche per loro. I secoli non valgono nulla all’attesa, la sua venuta nel cuore di tutti, è certezza.
La povertà che questa gente porta nelle cose è già spazio per Lui che offre solo ricchezze per il cielo. La sua presenza nell’Eucarestia à già cibo abbondante per ogni fame di giustizia e di ricchezza interiore. Il suo Spirito già opera, con potenza, guarigioni e una carità senza confini.
Ogni tanto esco a prendere il vento sulla pelle. E’ una creatura che mi piace. Tutto mi sembra arrivare da lontano: il profumo, la frescura, il suono del suo movimento, e offrirmi una nota di salute e di pace.Continuo a stupirmi e ad assaporare questa terra dell’Eden. La mano dell’uomo ha toccato solo un po’ di suolo per erigere 6 chilometri lontano da qui la sua abitazione. Verso le due, accompagnati da una motoretta fuori moda, siamo arrivati al paese-selva. Tutte le case, stanche nella costruzione e pittura sono immerse in migliaia di palme. Sembra veramente la terra di uomini primitivi. Tutto uguale. Ogni casa è come l’altra ed è circondata da centinaia di cocchi ormai secchi.
Le persone hanno lo stesso ritmo di stare e di lavorare. Nessuno sa di bellezza e il loro sguardo denota che noi lì siamo persone strane. Sono rimasto scosso da questa “monotonia” del vivere. Nulla di bello, nulla che dia segno di un mondo che cresce con la scienza e la tecnica. I ragazzi sono figli della strada-foresta. Il loro gioco è semplicemente guardare attorno e sorridere. La vita quanto cammino deve fare per essere storia!
Signore Iddio grazie per questa terra selvaggia, colma di infinite palme. E’ una storia alla tua ombra, manda la tua luce su questi fratelli tutti islamici. Colmali della tua Presenza, quella che salva e rende uomini nuovi perché anche qui tu possa abitare e vivere.
Ritornati all’albergo, cosi lo si può chiamare, non ho fatto altro che rimanere assorto con lo sguardo sull’Oceano e riempirmi di infinito. La mia attenzione ad un tratto viene attirata da un branco di gigantesche tartarughe. Qui vivono, qui prolificano. Qui vengono filmate per proiettarne la vita e la grandezza nei cortometraggi. Che meraviglia vedere questa oasi incontaminata! In poche ore mi sembra che la vita sia cambiata in un abbraccio grande quanto il creato uscito dalle mani di Dio. Tutto mi entra nell’intimo come una linfa che guarisce e libera. Il mio corpo prende respiro e sollievo. Non lo sento più appesantito da parole e suoni telefonici. Un’estasi semplice davanti al Dio vestito di questo manto regale che sono le sue opere e noi, sue creature, portate ad entrare nel grande cielo della sua casa.
Lo stupore della giornata non è ancora finito. Giro per il lungo mare per un paio di chilometri. Il silenzio, il cielo immenso carico di infinite stelle, avvicinate, allo sguardo, dal buio profondo. La via lattea quasi palpabile e visibile come una nube attaccata ad un albero. Sento da alcune di quelle stelle una voce come se ciascuna mi dicesse la sua storia e la sua nascita. Nulla di impossibile mi appare in questo momento: neanche parlare con il cielo. Le onde del mare, nel buio, lasciano sulla sabbia mille lucciole accese di luce fluorescente. Sono le lucciole del mare. Una meraviglia nella notte. Il ricordo delle promesse di Dio ad Abramo diventano realtà. Sarete più numerosi delle stelle del cielo e del colore luminoso della sabbia del mare. Niente è buio per Dio e le sue creature. La luce ha penetrato ogni cosa e la rende visibile agli occhi di chi sa ammirare. Venne la luce sulla terra e ogni cosa ne è partecipe.
LUCE SENZA TRAMONTO
Grande luce venuta per danzare sugli argini della terra.
Manifesta la tua forza nelle cose pellegrine del tempo
Suona le tue melodie formando corolle di musica
Per donarle al cuore raccolto
Nel santuario di uomini in attesa di libertà.
Ogni raggio di serenità
è irrompere per le strade del mondo
In cerca di volti segnati dall’addio al tempo
Perché la fortuna di gemme dorate,
Cadute dall’alto,
Entrino
A porre fine all’attesa
E siano vita
Di inni al magnifico arco del cielo.
22/8/01
Il vento che corre tra le palme e sulle onde del mare provoca quel suono melodioso da svegliarmi di soprassalto. La luce ha già fatto il suo ritorno nel cielo e tutto sembra possedere lo splendore della sua forza.
Il mare è azzurro trasparente, fino a perdersi all’orizzonte al termine di altre piccole isole.
Il silenzio e il corpo lasciato accarezzare solo da questo vento che si fa parola e compagnia. Tutto attorno a te respira l’aria delle fonti della vita. La prima vita mai vissuta fino ad ora, ma gustata nella sua forza all’alba di questo giorno. Il ritorno a contemplare l’immensità del mare, la corsa verso le spiagge per lasciarvi tutto ciò che non ti appartiene. Tu solo, attonito, rimani in preghiera sapiente e t’immergi per attimi, in quel mondo che è solo di Dio e dell’anima. Ritorna dentro di te la voglia di trovare sempre un deserto e metterti sotto un palma per lasciarti toccare dal Dio-vicino quando hai lasciato tutto e tutti. Il creato si fa libro senza numeri e solo leggi la tua instancabile corsa verso l’eternità. Non più volti per ora, ma solo l’anelito a immergerti, senza tempo, negli arcani paradisi del cielo. Dio c’è e ti tocca. Un brivido di felicità ti pervade sino al più profondo del tuo mistero e la commozione diventa la ricerca continua nel tempo, di saperti alle porte dell’Eterno.
Solo Dio ti basta, solo Lui diventa ospite dei tuoi disegni, solo da Lui ricevi la consolazione mai sentita così immensa, e vivi la tua ora in adorazione davanti a Lui.
Eterno e sapiente Dio.
Fonte di tutte le nascite che anelano alla vita eterna
Riempi il cuore di ogni uomo di un solo desiderio: ritornare a te carichi di opere mature per il cielo
E il volto di ogni uomo sia per ciascuno di noi la tua immagine viva e trasparente, per restare continuamente vicini a Te e non perderci nell’apparenza delle cose che finiscono. Tu Sei il possesso di ogni desiderio e riempi ciascuno di noi di infiniti battiti che bussano alla porta del tuo cuore.
Solo in te, tutto ciò che è ricerca e comunione, si sazia di eternità e di santità.
Vinci in noi la forza di essere primi. Vai oltre ogni nostro desiderio di essere protagonisti al tuo posto, lascia che le tue orme scritte a caratteri di beatitudini, scendano nel profondo dei nostri anni, e tutto, ti appartenga perché tu sei l’eterno dono di ogni dolcezza. Non ci appartiene nulla, ma solo il miracolo da essere da te amati e posseduti come tua eredità.
Il desiderio di essere fondamenta diventa subito un bisogno del cuore. Nascondersi nei disegni più nascosti di ogni uomo diventa l’anelito della preghiera di oggi. Lavorare per il suo regno. Lasciare nel cuore di coloro che incontri la pace di Dio e la risurrezione di Gesù Cristo. Tutti i tuoi progetti valgono solo se tu lasci che Lui, artista e maestro, insegni la via da seguire e le verità da scegliere. Non permettere che nessuno possa rubare a Dio ciò che gli appartiene fin dall’eternità: l’esistenza di ogni creatura.
Dio di tutti i secoli che hai regalato a questo nostro tempo la capacità di saperti un Dio vicino e ospite del nostro cammino, fa che le creature che ti hanno conosciuto e amato, sappiano essere persone degne di ciò che di meraviglioso hai messo nelle loro mani, e nessuno possa rimanere senza la certezza di averti trovato anche tra le cose che usiamo per i beni eterni.
E tutto ritorna nel ritmo di queste ore che sono solo riposo e serenità.
IL SILENZIO DELLA TERRA
La terra è inabissata nel mare
Quasi per purificare tutta la sua anima.
Tutto è ritornato a quel primo giorno
Quando l’Eterno metteva le fondamenta degli abissi
E le acque diventavano la prima creatura
Di ogni nascita.
Tu mare
per primo hai udito la voce del Padre
e con potenza, toccavi lo spirito e la vita.
Ogni onda e ogni distesa, prometteva alla terra
che sarebbe fiorita
Di cristalli senza fine.
E da questa linfa incominciasse a
mettere le fondamenta
di tutti i semi dei giardini della terra
per lasciare nel cuore della vita,
danze di profumi e di nettare per i suoi abitanti.
Mare dagli infiniti argini
dove l’uomo
Si racconta la sua nascita
versa nella brocca della mia esistenza
I tuoi misteri più profondi.
Toccami,
con la tua vicinanza al Verbo della creazione,
la culla di tutti i sentimenti
e versa nella brocca del mio spirito,
acqua che bagni
tutte le radici
di ciò che fiorisce nelle terre degli abitanti del mondo.
Non cessare di raccogliere questo mio incontro con te,
dimmi che solo lo splendore della tua trasparenza
mi avvicinano a quel cielo
che si tinge di tutti i colori
perché,
dalla sua porta,
entri sino alla fine di ogni tempo.
Al tramonto ho fatto un viaggio sugli argini dell’isola.
Il cammino seguiva orme gia lasciate da alcuni pescatori. La curiosità mi ha portato a seguirle sino alla fine: toccavano il lembo di un’altra isola. Lo splendore delle acque che le unisce non hanno paragoni di bellezza. Lo specchio del cielo era inabissato, come chiarezza, in questo mare. Nessuno, forse, ha mai contaminato questo posto dell’Eden. Il silenzio, lo sguardo che si perde nell’infinito, la terra, il cielo, e il mare sembravano unica creatura fatta di trasparenza e di purezza.
Il posto non ha paragoni in mari che ho già visitato. La salvaguardia di queste piccole isole con i suoi abitanti, rimangono un patrimonio guardato e difeso. Niente è introdotto in questa terra all’infuori della corrente.
Il momento si fa preghiera e lode. Tutto mi porta accanto al trono della gloria. Dio mi rapisce per un istante e mi manifesta i suoi abiti regali. La terra è sgabello dei suoi piedi, ma l’uomo ha la possibilità di salire accanto a Lui, attraverso di essa. Lasciato questo momento di incanto, ritorno a casa mettendo tutta la mia stima e ammirazione in quel Dio che non ha ancora cessato di stupirmi lontano da tutti e da tutto. Il cuore e l’anima sanno di essere a casa propria.
23/8/01
La sveglia è quasi improvvisa. Sono le 6,30 e tutto mi sembra già un richiamo. In modo particolare il vento che sta portando nubi cariche d’acqua. Non mi lascio prendere dalla paura ed esco subito per fare un giro sul mare. Il moto delle onde richiama la velocità del vento. E’ bassa marea e la spiaggia ha vista tranquilla per circa duecento metri. Tento l’attraversata fino alla barriera corallina: tutto mi riesce con facilità. Lo sguardo, in mezzo, si fa infinito. Tutto gioca sull’orizzonte che non ha confini. Incomincio le mie preghiere su questo altare senza sponde. Corre la mia voce a toccare i limiti del cielo: tu hai fatto ogni cosa con sapienza e nessuno ti è uguale nelle costruzione. Ha fatto i luminari del cielo che da poco si sono “spenti” ed ecco l’apparire i primi giorni della creazione.
E’ facile rendere la vita una preghiera. Niente si interpone tra me e Dio. Il colloquio è talmente ravvicinato da sembrare un parlare ad un vicino che ti ascolta e sorride. L’uomo perde la sua capacità di sentirsi padrone e diventa bambino nel suo palmo. Non occorrono parole specifiche perché l’anima s’immerga nella contemplazione, ma semplicemente lascio che il cuore diventi sua dimora e possesso. Meno parole usi e più vedi entrare dentro i colori e i profumi del cielo. L’altare del mondo diventa semplicemente incenso che sale verso la dimora del paradiso. In piedi nell’acqua mi sembra di ricevere un nuovo battessimo e Dio stesso versarmi con il palmo, la fonte dello spirito per ricrearmi nella sua grazia. Niente lascio perdere di questo colloquio del cuore perché Dio quando lo senti vicino è presenza che vive in te. Il lontano si fa vicino e ti stringe in un abbraccio di soavità. Cercare momenti di preghiera dove vivi è pressoché impossibile. Molte cose deturpano la spontaneità del rapporto. Qui è Dio stesso che ha preparato il raccoglimento e il santuario dove tu lo puoi trovare presente. Il tempo e le cose in questi giorni non hanno valore. C’è una purissima pulizia di ogni cosa e il cuore è libero di mettersi con Dio e rimanere con Lui anche tutto il giorno.
Uscito dall’acqua mi trovo una piccolissima capanna di foglie di palma. Stendo la mia stuoia e rimango lì un paio di ore davanti all’infinito del mare a leggere il libro:”L’altra Bibbia che non fu scritta da Dio (i libri nascosti del Primo Testamento) a cura di Erich Weidinger, edizione italiana e traduzione a cura di Elio Jucci –Piemme”. Nulla di strano questo libro, semplicemente, per ora, la storia della creazione e la sua caduta con il peccato di Adamo ed Eva. Finita la lettura, guardando il mare, mi sembra che il cielo sia entrato completamente in lui. Mi alzo e mi tuffo nell’acqua con un desiderio di essere in quel momento solo per il cielo. Non ci sono parole per commentare questo gesto. Semplicemente provare ad essere là dove l’infinito e l’eterno sarà la dimora per sempre.
LA VEGLIA DEL CUORE
Salire sulle vette del cielo
È lasciare alla terra il suo cammino
per altre generazioni.
Le nubi lassù diventano gradini ravvicinati
Verso le stelle,
e nulla t’importa di ciò che non sei ancora.
Nasconderti nell’infinito è vedere
La città della luce
Dove abitano in schiere senza numero
Uomini dal volto colmo di chiarore.
Canti di immensità coprono la vastità del posto
E i fiori fanno da corolla
Al trono dell’Altissimo.
La casa di Dio,
Senza confini,
ti racconta
Che le sue porte si aprono sui quattro orizzonti del tempo.
Nulla è tolto al desiderio di essere al banchetto
Dell’Eterno
Per togliere a questo tuo corpo colmo d’arsura,
L’infanzia del tempo
Per regalarlo maturo
Al numero incessante di coloro che
Vivono nella gloria.
Danzate con me onde del mare
E ripiegate il vostro velo sul cuore dei miei desideri
Perché nascosto tra i flutti
Io sia lassù nelle sale trasparenti dove già vive l’eternità.
Portato alla realtà non mi resta che fare un piccolo giro attorno all’isola. Non esiste niente su questa terra di attraente, solo il verde delle palme, e l’acqua che gioca tutti i colori dell’azzurro. Ma il corpo riprende il suo vigore. La stanchezza non esiste più; la voglia di mangiare si è limitata a pochissima verdura( un pomodoro, delle fettine di cetrioli crudi, una patata) e a due o tre pesci piccoli (poco più di una sigaretta).
La nostalgia dei grandi cibi italiani non hanno influenza sul desiderio di averli. Resto nella più parca necessità per possedere un atteggiamento di assoluta povertà. Ho solo desiderio di riempire il cuore e la mente di preghiera e di purificazione. Non ho molto da dare al corpo se non il riposo e lo stendermi sotto il cielo. Non sembra vero che tutte le necessità che portavo dentro siano scomparse. La bellezza della vita mi appare così grande e significativa da sentirmi una persona in sintonia con tutta l’esistenza. Il miracolo del tempo mi offre capacità di riflessione da portarmi continuamente alla lode e al ringraziamento. Dio si è fatto l’unico interesse di questi giorni e lo sarà per sempre. Lasciare Lui è restare senza opere per il cielo. E’ chiudere l’ immensità che il cuore umano desidera attraverso la sua Parola e si fa esistenza e risposta alla sua continua chiamata al bene.
Gioco con le ore lasciandomi trascinare da questi continui pensieri per riuscire a convincermi che, il deserto è una mappa sulla quale puoi segnare tutte le tue conquiste verso il cielo.
La solitudine ti aiuta ad essere modo di riflessione e di verifica. Riesce a mettere la tua vita sulle strade di Dio dove ha posto ogni uomo, ferito e piagato nel corpo e nello spirito. Ti toglie ogni egoismo per renderti protagonista delle sue opere per il regno dei cieli. Ti regala l’umiltà delle cose più semplici e belle perché solo la sua immagine entri totalmente nel cuore di chi aiuti. Lasciare a Lui ciò che ti ha donato è centuplicarlo, senza fatica, a servizio di tutti.
Ritorno in casa per stendermi sul letto per riposare i piedi. Sentono la stanchezza del lungo cammino. Passato quel piccolo tempo di ristoro, mi metto sul piccolo molo a contemplare il gioco infinito delle onde. Di tanto in tanto alcune gigantesche tartarughe escono con la testa per immergersi di nuovo, nascondendosi allo sguardo.
E’ fermarsi, seduto, a contemplare il mare che l’anima riprende il suo “gioco” di pensieri. La mente si fa infinito e fantasia.Gioca con tutte le sue profondità per dirti che l’esistere è solo il passaggio di una vela sull’altra riva della vita. Le cose di questo mondo, se non sono costruite con il cuore e la mente, rimangono realtà sterili e non portano frutto. Rimpiango il tempo della giovinezza, dove libero, potevo dedicarmi a riflessioni profonde davanti all’Eucarestia. Ma non è stato tempo perso. Oggi mi ha regalato il frutto di quelle immersioni in dialogo con Lui. Sono stati mementi di salvezza e di aiuto per tutto il mio cammino. Resto, oggi, a celebrare quei momenti perché si vivifichino nella messa che sto per celebrare e continui ad essere ciò che Lui desidera.
24/8/01
Questa notte è stata un’avventura. Mi sono messo a dormire all’esterno su una panca. Il vento, la pioggia, mi ha rovinato il sonno. Ho cercato di rifugiarmi al meglio sotto la terrazza per non annegare sotto l’acqua. Sono stato sveglio fino alle due lavorando con la mente su questo ambiente così capace di comunicarti quella tranquillità e pace che sono doni di ogni apostolato. Il fruscio del vento, il rumore delle onde mi sono stati compagni fino al mattino.
Sto concedendo a questo mio spirito lo spazio che gli appartiene. Lo lascio correre sui sentieri della serenità perché nutra tutta la mia sete di riposo. Sono anni che cercavo un momento come questo dove avrei riflettuto sul mio cammino della vita. Niente di pesante mi entra nella mente. Ciò che la vita mi ha dato e ho consegnato sono scomparsi come rapiti nell’eterno programma di Dio. Tutto ciò che è avvenuto in questi anni di lotte e battaglie mi sembra di averle lasciate al mistero di questa isola. Niente mi ricordo se non gli anni che sono passati nelle mani di Dio e a lui sempre consegnati. Le umiliazioni, le incomprensioni non hanno titolo di vita, è la metamorfosi della santità. Ricordo solo ciò che per l’eternità sarà l’amore che non si spegne più.
Sento che i giorni della vita sono una cerniera che chiudi lasciando quel cesto colmo della sua misericordia e del suo perdono. I peccati non sono il titolo del cielo, ma semplicemente la manifestazione della grande attenzione misericordiosa del Signore. A te restare nell’umiltà e nel dolore di averli commessi ma di aver chiesto perdono. Tutta la logica dell’anima è immergersi nel totale abbandono in Dio e guastare giorno per giorno quella gioia già pronta in cielo. L’amore resta il fondamento di ogni carisma. L’amore che ama e perdona, questa fonte inesauribile, diventa la forza e il significato di tutti i miei giorni. Il tempo è semplicemente l’anima che si stacca lentamente dalla terra per immergersi nell’eternità. Ogni preghiera, ogni gesto d’amore è salita verso vette sulle quali senti la vicinanza al cielo. Il lavoro, ogni programma, è preparazione a quell’incontro che sarà canto d’amore senza fine.
Il volto delle cose e degli oggetti, mai così tanti come oggi, sono realtà che dovrebbero metterti in un disegno di solidarietà e di aiuto a ogni uomo. Il volto dell’India diventerà splendente se avremo regalato attenzioni e condivisioni anche alle più piccole esigenze dell’anima e della vita.
PENSIERI ALLA VITA
Solo nel vento
Metto i miei pensieri.
Corrono su dune di misericordia e di bellezza.
Ognuno ha il suo posto nel tempo
Per essere seme di vita.
Giocano con la spazio senza confini
Per riflettersi
Nel cielo colmo di luce.
Su gocce di rugiada appena nate sono il riflesso
Della mente in cerca di gemme da porre
Alle porte dell’infinito.
Vado con loro senza stanchezza,
Per vestirmi dell’abito dell’aurora
E sentire che ogni giorno s’immerge
Nel palazzo di questo creato.
Il ritorno dal viaggio sono ali di immersione
Nel campo dei desideri
E la vita nasce a un passo dal cielo.
Davanti all’Eterno lascio
La fragranza di questi momenti
Perché li benedica con il saluto della sua immagine.
Non valgono parole gli accenti che Dio pone nel cuore di chi lo cerca. Lui si lascia afferrare quando, adorando, ci mettiamo nel silenzio dell’anima, sua proprietà. Occorre il distacco totale da ogni cosa per entrare nella meditazione pura. Sentire la carezza di Dio che ti invita a rimanere con Lui è la sazietà dell’esistenza. E’ mettere la tua vita sotto la sua luce e illuminare di certezze la mente e il cuore. Il turbine delle cose restano fuori da ogni contatto e tu entri nel suo santuario per rimanere in ascolto della sua dolcezza. Le creature contano come viva voce solo se appartengono a questo coro di acclamazioni. La comunità diventa verità se ognuno canta le note melodiose del suo amore. I vincoli di obbedienza hanno forza se, nel rispetto di ogni dono, rendono armonia ai doni di ciascuno. Il volto della storia potrebbe diventare un inno di solidarietà, se ciascuno prendesse il cuore di Dio come certezza di aiuto e di invocazione. Occorre rimanere con Lui sempre, e fare dei tuoi giorni una semina abbondante della sua Parola. I salmi cantati ogni giorno, raccolgono in un solo cuore, tutti i bisogni dei sentimenti dell’uomo che valgono il rispetto di ogni persona.. Cantare inni è esplodere in contentezza perché lo Spirito Santo è venuto ad abitare in pienezza in te
Dolce è rimanere in colloquio con lui, respiri i sentimenti della tua povertà, ma anche il desiderio della sua parola.
L’ORA DEL CANTO
Eccomi davanti al tempo come una brocca
Che desidera di essere fonte.
Cerco sugli argini delle ore
Quei fiumi d’acqua viva
Che scendono a cascate
Dai cieli immensi
Per diventare corsa verso terre senza confini.
Sul tessuto della mia carne
È dipinto il disegno delle sue città
E ognuna, sapiente di storia,
Canta la velocità della sua vicinanza.
Arte di rendere il cuore colmo dei suoi doni
Porto ai miei fianchi
Il velo per trasparire i mille colori delle sue benedizioni.
Raccolgo in quest’ora solenne
Tutti i canti di salvezza del mondo
E rendo l’unico inno alla sua gloria.
Portami sulle cime dei tuoi silenzi
E mettimi l’impronta della tua estensione
Perché questo cuore abbia canzoni
Fino alla fine del tempo.
Il cuore si sazia e continua a desiderare la sua presenza per non trovare il dolore della solitudine. Regalare ore di preghiera alla sua presenza è riuscire a dare significato a tutto ciò che vuoi costruire coi tuoi progetti. E’ mettere continuamente balsamo su ogni dolore e lasciare che Lui sia il protagonista di ogni cosa da fare. Le battaglie o le sconfitte rimangono solo l’incapacità a rendere la vita orfana del suo aiuto.
Pongo tutto il mio essere in te, Dio della pace, e cerco ogni giorno di renderti gloria e onore, perché sull’altare di questo mondo tu possa raccogliere tutte le offerte di bene, che nel silenzio, vengono celebrate. Mai il mondo potrà agonizzare nel suo male se, ognuno, portasse il proprio sacrificio nel cuore della chiesa. La sofferenza sarebbe dono di espiazione e di salvezza per tutti. Porto con me questa nostalgia del soffrire dell’uomo perché, vorrei essere medicina di consolazione, fino a dare la mia vita. Dammi la forza del tuo Spirito, Signore, perché ogni luogo sia da me amato e raccolto nella preghiera di ogni giorno.
Ho scoperto in questi giorni la segretezza di tanto bene fatto dai missionari italiani in questa terra. Il loro sacrificio consumato, giorno dopo giorno, è diventato fondamento di ciò che di bene e di conversione ho trovato in India. Continuo a ripetere al cuore della mia vita che solo nel Signore c’è forza e benedizione. Lui solo è la certezza di verità in ogni tuo confronto attraverso la preghiera e il sacrificio. Raccogliersi in adorazione davanti a Lui è ricevere la forza di essere dono fino alla consumazione.
Questo giorno finisce con il rosario e la messa celebrata sulla spiaggia. L’immenso che si fa mensa e parola perché anch’io mi inebri della sua vicinanza.
25/8/01
Questa notte non è stata una delle migliori. Il calore del corpo, che risente del periodo passato sotto il sole, mi disturba il sonno. Aspetto e penso fino alle tre. Poi mi addormento un po’, per svegliarmi alle sei. Esco per vedere l’alba. Il vento è impetuoso, le nubi minacciose d’acqua. Rimango un momento in veranda ad aspettare l’alba piena.
Inizio la giornata recitando il rosario e leggendo le lodi. La preghiera mi calma dalla fatica e mi risolleva da una tristezza che mi ha preso il cuore: la paura di non resistere per altri dieci giorni in questa solitudine. La tentazione è forte. Mi lascia nel cuore uno sgomento che supero intensificando la lode al Signore. Dopo un’ora tutto sembra svanito.
Il sole manda pochissimi raggi ad illuminare la mia fiducia in questa esperienza irrepetibile. Dio diventa il mio amico con il quale devo rimanere in compagnia.
La mattinata la vivo nella lettura e nella riflessione.
La vita mi tocca così profondamente da consegnarla subito alla sua presenza. Sentire Dio così accanto e vivo, rinnova il mio essere dono e fiducia per gli altri. Le forze per aiutare i fratelli entrano nelle profondità del mio spirito; la gioia di vivere il mio sacerdozio s’illumina di festa. Vorrei sino alla fine della vita rendere testimonianza all’amore che ha per me.Tutto ciò che sino ad oggi ha reso possibile il mio apostolato, diventa un grazie perché Lui, ha pronunciato il mio nome, rendendomi degno della sua chiamata. Una sola voce mi entra nel cuore: consumarmi per lui nella vita degli ultimi. Questa volontà di dare mi è concessa solo dal suo amore. Ogni creatura è la dolcezza di Dio ha noi gustare la salvezza che c’è in loro. Nascere dall’alto e dallo spirito è cercare continuamente la novità del Vangelo che s’incarna giorno per giorno nella quotidiana rinuncia a pensare a noi stessi per vivere di Lui negli altri. L’impegno resta la fedeltà a ciò che abbiamo promesso nel giorno della consacrazione battesimale.
Sento che questo mondo si aprirà totalmente a Dio quando ciascuno, avrà caricato di certezze di fede il suo cuore. Vivere in Lui è non lasciarsi perdere un istante della sua fora redentrice. La comunione nel bene e nella vita insieme, aiuta a sentire nel profondo, che Dio è comunione di bene per tutti.
Signore Dio, riempio di sete il mio cuore, perché non rinunci a niente di ciò che dovrò soffrire per essere totalmente tuo. Ogni umiliazione e dimenticanza degli uomini la metterò nel tuo cuore, che solo arde di attenzione per tutti. Lascio a te il mio peccato e il mio piccolo paradiso che mi hai messo nel cuore, adorando questo tabernacolo di cielo, riesco a portare ogni giorno il peso della fatica.
NAUFRAGO
Naufrago su quest’isola
Metto la mia anima nell’alto dei cieli.
Porto lassù tutti i palpiti del vivere
Perché nell’infinito
lascio cadere ogni sentimento che nasce,
per saziarlo di eternità.
Vesto questo cuore di ali
Perché sappia potarmi dove si stringe l’amore eterno.
La malinconia del tempo rompe questo raggio nell’infinito
Ma ricorro al suono del vento
Per danzare senza fine ai piedi del mio Maestro.
Alle porte del cielo
metto i sandali del mio viaggio
Perché ogni giorno li trovi pronti per il bene.
Al canto dei flutti mi unisco
per gridare
Le profondità dei suoi ingressi nel cuore di tutti.
E la terra mi appare solo un gradino
per risalire in alto.
Tutto ciò che diventa corona di fiori,
è preludio all’ingresso nel palazzo del Re.
Portami,
dopo il silenzio con il mondo
Le trombe del tuo arrivo,
perché possa prostrami
ed adorarti nel silenzio della pace.
Questo pomeriggio il tempo si presta per una passeggiata lungo l’oceano. I suoi flutti sono rumorosi come un grosso temporale. Tra le acque di tanto in tanto appaiono le tartarughe per mettere aria nei polmoni. Mi sembra di essere sul palcoscenico del mondo e vedere ogni realtà immergersi in questa forza senza confini. Lo sguardo si fissa ad abbracciare l’orizzonte senza fine e il cuore prende spazio per infiniti pensieri. Non sento più la terra nel corpo. Non penso neppure a ciò che è giudizio o pregiudizio per qualcuno. Il silenzio, diventa parola di bene per tutti, e per ognuno sei un augurio di serenità. Porto nel cuore l’amicizia per tutti. Il male viene immerso nelle profondità dell’oceano perché non sia danno a nessuno.
I sentimenti dell’amicizia, diventano piccoli come bambini, e tutto gioca come in un grande giardino senza fine. I ricordi dell’infanzia si fanno presenti come ruolo di serenità e di perdono per tutti. I tuoi anni, attenzione di un Dio che vuole solo giocare con te e mettere serenità in ogni dono che cerchi. Alle porte di ogni uomo bussi per chiedere ospitalità. Vuoi essere fratello e offri a ciascuno un abbraccio di sincerità. Molte volte nella vita ho ricevuto baci e abbracci, ma la delusione dell’ingratitudine mi è stata fonte di dolore. In questo luogo lascio tutto il male ricevuto e chiedo al Dio di tutte le generazioni di essere Padre di bontà e abbraccio di perdono. Sento solo la tristezza che questo cuore, regalato al bene, infranga nel dolore i suoi battiti.
Alzo il mio cuore verso l’alto e dal cielo ricevo la grande benedizione dal Padre che offre vita e danza per tutti.
26/8/01
E’ stata una notte tranquilla. (Ho sognato con chiarezza che mi sono confessato dal Papa e ho ricevuto, sentendo chiara la sua voce stanca, l’assoluzione).
Mi sono alzato alle sei. Sono andato sul molo e vi sono rimasto in meditazione due ore. Lo sguardo sull’oceano mi è servito per immergermi in tutta la storia della salvezza. Il ricordo di Dio e la prima chiamata dell’uomo alla fede, (Abramo) mi ha portato a celebrare tutte le meraviglie che ha compiuto nei suo servi. La chiarezza della risposta di ciascuno, ma anche la loro quotidiana esperienza di vita, mi ha messo nel cuore che Dio sceglie, per dare ciò che Lui ha formato e messo nel cuore di ognuno. L’esperienza dei secoli di questa storia è un insieme di fedeltà e di allontanamento dai suoi precetti. Lo stare vicino alla sua parola è certezza di un cammino nel bene, disobbedire, è mettersi nel dolore e nel disonore. Grande è stata la pazienza di Dio con il suo popolo! Grande la sua misericordia verso tutti.
Oggi, come sempre, l’uomo è questa esperienza di fedeltà e di disordine.Portare nella propria vita la fedeltà a Dio, è mettersi al rifugio da ogni deviazione e testimoniare la speranza di ogni riuscita.
Oggi è domenica. Sento la nostalgia della messa celebrata ad Antegnate. E’ un giorno solenne quello che vivo in comunità. La realtà della fede. La gioia dello stare insieme. Il vivere nella lode e nel ringraziamento il Dio che ha camminato nelle opere della settimana, tutto, concorre, a rendere quelle ore un inno alla fede. Le moltissime comunioni denotano la grazia che c’è e opera in questi fratelli. E’ un momento nel quale Dio guarda il suo popolo e lo attira a se nella fedeltà e nella luce.
M’inchino davanti a questa presenza della gloria che rimane la forza dello Spirito che scende in coloro che credono.
Guardando da lontano questa esperienza, mi accorgo che quella terra è presenza di Dio. E’ un luogo dove Lui ha lasciato la sua benedizione e la scelta. Sento che tutto quello spazio è recintato dalla sua potenza e dalla sua provvidenza. Abramo mi ha insegnato molto nella sua obbedienza all’enigma: “vai, dove io ti mostrerò”. E tutti gli anni, quel campo, è la presenza della forza di Dio.
Lui ha cinto, con mura di potenza questa casa. Ogni dono è stato suo, ogni ingresso, una chiamata della sua provvidenza. Non sempre l’uomo percepisce questo raggio di luce con cui Il Signore, accende la via per arrivarci. “Non voi avete scelto, ma io vi ho scelto perché andiate e portate frutti”.
Ecco la fede di Abramo che ha sprigionato tutta la ricchezza dei doni di Dio.
Io resto, continuamente, quel semplice strumento inadeguato, per manifestare l’opera delle sue mani. Dono grande è il rispetto di ogni carisma. Lo Spirito, che soffia dove e come vuole è la creazione di cose nuove e imprevedibili, nella vita di colui che ne prende possesso. E’ il mistero della grazia e della vocazione. In tutto questo si manifesta la gratuità dei suoi doni.
L’uomo ha sempre pensato di prendere la mano Dio per dirigere e segnare la via della vita al fratello, ma spesso, nella storia, si è manifestata la debolezza della pretesa. Ciò che Dio dà, rimane sua proprietà gelosa. Non contano né talenti né ricchezze per innalzare le proprie pretese a Dio, rimane la certezza che ogni cuore, è tempio delle sue manifestazioni e delle sue elevazioni. A noi semplicemente chiuderci nella preghiera del cuore, per stare davanti alla sua volontà.
SALIRE SUL MONTE
Offro questo mio luogo all’altare del cielo
E imploro gli Angeli di portarlo
Sulle vette dei tramonti.
Lungo le strade della vita
Ho trovato segni
Di uomini in salita verso la ricchezza del bene
E prendevano i cieli
Come porta della loro speranza.
Inchinato per godere di quelle impronte
Sentivo ardere quelle vie
Come un tesoro passato nel fuoco.
La forza del loro desiderio
Illuminava di stelle la loro povertà
E ogni passo, provato dal dolore,
donava alla terra
la fragranza di mille profumi
donati alla storia.
Un fiume di canti salivano verso l’alto
E il suono di questa musica
Riempiva d’immensità tutte le catene
Dei monti della terra
E sopra di loro si effondeva un concerto
Per salutare l’arrivo del cuore
Nel grembo dell’eternità.
Le ore del mattino si chiudono nel totale silenzio dell’ambiente. Solo il vento e l’acqua parlano e io li ascolto. Dalle barriere coralline arriva un moto ondoso da procurare incessantemente un rumore quasi di un tuono continuo. Salgo sul molo per salutare le tartarughe, e due vengono a galla. Saluto il creato con la Salve Regina. Certo questa non è terra d’esilio, ma un gradino più facile per lasciarti immergere nel divino.
Inizio il pomeriggio desiderando di parlare con qualcuno. Telefono a G.Carlo in Italia (364 rupie).
Lo trovo sereno anche se preoccupato per alcuni ragazzi. Lo scambio di parole è veloce. Ogni problema, gli ricordo, verrà affrontato quando tornerò in Italia.
Mi rituffo nei miei pensieri.
Oggi desidero riflettere sul senso della vita: la sua povertà e la sua provvidenza. Ciò che vedo in India, mi scuote continuamente la coscienza. La miseria delle cose, l’ambiente in cui mi trovo, suggerisce la capacità dell’uomo di trovarsi felice con nulla.
I momenti di serenità per l‘uomo sono arricchiti anche dall’essere povero davanti a Dio e alle cose. La logica del Vangelo ha sempre il sopravvento sulle realtà materiali: chi mi vuol seguire venda tutto ai poveri e poi mi segua. La fecondità di queste parole le trovo talmente vive nella realtà che il cuore accoglie con gioia questo invito. E’ il primo passo che ho compiuto nella vita quando ho lasciato casa e ogni cosa. Il seguito della vita mi è stato fecondo nel vedere che i Frati più poveri erano i più generosi di bene e di attenzione. Ho sempre stimato la scelta della povertà. Il cuore si sazia di benedizioni e di doni senza numero. La povertà è ricchezza di Dio e testimonianza dei beni eterni. Ai piedi di questa umile serva vorrei inginocchiarmi per offrirgli le scelte più profonde del mio vivere. Anche se la Provvidenza mi è stata madre e architetto nella vita, ho sempre desiderato che tutto rimanesse nelle mani dei poveri perché, da loro ogni cosa, venisse benedetta e accolta da Dio. Il lungo pellegrinaggio dei miei anni vissuti in mezzo a loro sono una testimonianza che Dio dal nulla sa plasmare ogni cosa e ogni persona. Qualsiasi ospite abbia tentato, anche minimamente, di sviare questo mio sentimento, si sono allontanati dalle case. Dio è geloso delle sue cose. Arrivare, con il cuore, che nessuno vede, se non Dio, a queste scelte sono dono suo. Abbraccio questa incandescente attenzione di Dio, per aver permesso che i poveri, attraverso la mano di molti fratelli, potessero ricevere, serenità e bellezza.
SORELLA POVERTA’
La tua veste porta cintole dorate.
Il tuo parlare suona canti di allegria e di gloria.
La musica che esce dai tuoi passi
Cammino verso estensioni senza confini
Il tuo nome
Raccoglie la vita del gran Re
E porta su ogni mensa
La ricchezza di ogni frutto della terra.
Metti nel cuore
La danza dei fiumi
Perchè dalle vette,
scendano coralli per adornare ogni città.
Al tuo passaggio ciascuno raccoglie
Fiori di immensa bellezza
Per rivestire il cuore di corolle felici.
Il tuo fare
E’ trovarti sorella di tutti
E portare incensi di offerta
Sull’altare del mondo.
Al soffio della tua presenza
Raccogli i lamenti di tutti i feriti
Per portarli all’ingresso del santuario celeste.
La tua immagine passa su un carro dorato
Per ogni via
E tutti applaudono
Al passaggio di questa regina di tutte le ricchezze.
Questa sera un tramonto semplicissimo mi ha augurato la buona notte.
Il giorno termina nella semplicità e serenità. Niente ha turbato il trascorrere di questa domenica all’insegna del cielo, del mare e della terra. Unici elementi che hanno celebrato con me il giorno del Signore. Aspetto il sonno perché domani sia un risveglio alla luce del sole. Ormai piove da tre giorni e attendo che i colori immensi dell’azzurro del cielo siano danza nella mia mente.
Ma prima di entrare nel letto preferisco dare l’ultimo saluto a tutto il creato. Mi stendo sul molo e invoco un segno del suo amore. Non ci sono stelle, la lune è chiusa tra le nubi. Chiedo al Signore di manifestarmi la sua gloria. La sua risposta non si fa attendere. In un attimo la luna esce dall’infinito, rischiara alcune nubi assumendo la forma di S. Francesco, in ginocchio con il cappuccio in testa, in preghiera. Lo stupore è grande. Canto con Francesco il suo Cantico all’Altissimo. Una stella luminosa appare tra e nubi e mi sembra che l’Unico Amore mi stia donando la sua presenza. Ringrazio di questi doni di pace e di benedizione. Mi alzo e mi avvio con l’immensità nel cuore verso il riposo.
27/8/01
Signore apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode. Gloria.
Con queste parole ho iniziato la seconda settimana su quest’isola. L’assenza di problemi, le ore immerse nell’oceano, la voglia di sentirmi pulito e purificato anche nel corpo, sta diventando una benefica terapia. Sento sano tutto il mio essere. Ho tolto ogni medicina perché il corpo ha trovato la sua dimensione di salute e di guarigione; il cielo e il mare sono opera delle sue mani e sua salute. Che cosa mi stia riservando quest’oggi il Signore resta l’atteggiamento della mia preghiera. Ho vissuto un’ora con Lui davanti all’oceano, molto presto. Ho aperto il cuore al desiderio di adorarlo. E’ un dono che vado cercando da molto tempo, perché sia il mio quotidiano impegno spirituale. Davanti a Lui si prostrano tutte le nazioni.
Il cuore desidera entrare in questa moltitudine di uomini perché il senso missionario della vita sia ora la mia vocazione più profonda. Da bambino ho sempre vissuto questa dimensione della vita. Ogni incontro con Missionari diventava la mia sete di arrivare a quella fonte; di conoscere popoli e nazioni, e la loro situazione di vita e di fede.
La corsa verso queste terre sta diventando una realtà piccola qui in India. Gli occhi si stanno aprendo su questo grande scenario di infinite ricerche dell’uomo. Il passo sembra vicino per portare anche a loro la quotidiana esperienza di Dio e dei suoi doni. Il soffio dello Spirito riserva novità di prodigi, da non resistergli. Il cuore cerca la sua parte di eredità: l’amore verso tutti.
Vengo Signore, nelle tue braccia, perché Tu mi possa innalzare verso questi cieli limpidi dell’India, e la tua forza mi spinga tra le capanne di questi poveri della terra, perché la mia presenza, manifesti il tuo amore per loro. Non ho molto da aggiungere, aspetto solo che la sua misericordia manifesti la sua attenzione e la sua chiamata.
Grande Dio, del cielo e della terra, tu lasci nel cuore di ogni uomo il desiderio di esserti servitore fedele, manifesta la tua bontà a colui, che proclamandoti Padre, desidera che il suo cuore sia fonte missionaria per gli ultimi dell’India. Io non posso niente davanti a Te e alla tua volontà, solo chiedo, come ospite del tuo cuore, la grazia di avere fin da ora, sentimenti missionari di vita. Tutto posso in colui che mi ama.
SALUTE NELLO SPIRITO
Nell’immenso cielo hai posto la tua dimora.
Ad ogni essere hai messo linfa di raggi
Della tua potenza
E ogni vivente
Prende voce per lodarti.
La tua aurora risplende
Nelle fondamenta della terra
Alla quale hai lasciato il respiro dell’eterno.
L’umanità
Dalle tue fonti purissime
Ha ricevuto forme di esistenza della tua immagine.
Ogni vivente sente la dolcezza
Della tua presenza e
Al tocco del tuo soffio
Immergi nell’abisso dei tuoi flutti
Un corpo beato,
vestito dei tuoi doni.
Molti miracoli
Scendono a cascate nel cuore di tutti
All ‘acclamazione
Della tua potenza
Ogni cuore
Riceve Parabole di salute.
Dal cuore escono solo parole di ammirazione e di adorazione. Il respiro dolce di questa atmosfera diventa un riflesso di dolcezza per tutto il corpo. Le vele della vita vengono ritirate dal soffio dello spirito e scendo nella barca a prendere sonno. Il saluto al mare è l’ultimo gesto della giornata. Sul molo, fisso la luna splendente e a lei chiedo un segno della bontà di Dio. La risposta è un segno della nube a forma di Francesco d’Assisi in preghiera, col cappuccio, davanti a lei. Nel cuore mi entra con lui, la preghiera della sera, con il Cantico delle Creature. A lode della sua potenza gioisco nello spirito. Con questa pace mi accomiato da tutto.
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